Le cornici rappresentano un limite, dei confini.
Per una stampa la cornice definisce una collocazione in uno spazio e nello stesso tempo chiudendola le dà una vita propria.
La cornice guida lo sguardo, lo concentra su ciò che è dentro e non su ciò che è al di fuori.
Possiamo anche allargare il concetto di cornice oltre le stampe e la pittura e scopriamo che esistono delle modalità di delimitazione, posizionamento spaziale e temporale, differenti.
Pensiamo ad alcune fotografie di reportage che si inseriscono in una “ cornice “ politica o sociale , oppure ad alcuni ritratti contestualizzati utilizzati nella pubblicità.
La cornice è anche un momento di passaggio da un mondo ad un’altro.
Ed è qui che vedo l’atto del fotografare come l’atto di trasportare da una dimensione all’altra porzioni di realtà.
Fotografando una scena, una persona, un’idea, la sottolineamo, le diamo un significato e paradossalmente fermando un istante, rendendolo statico lo rendiamo invece estremamente dinamico.
Quindi il “frame”, la cornice che diamo alla realtà che fotografiamo è l’inizio di un viaggio che noi cominciamo e che lasciamo spesso concludere a chi ne vuole condividere almeno una parte.
E poi le cornici possono essere tante per la stessa visione di realtà, possono essere multiple, ricorrenti, seriali, e aprono o chiudono mondi diversi.
Alcune cornici rapiscono, come nei musei o alle mostre dove vedi osservatori quasi in procinto dì entrare nelle opere; è capitato anche a me con delle fotografie di Salgado al PAN di Napoli.
Alcune cornici sono trasportabili e altre invece ti trasportano.
Luigi Grieco