Facciamo finta che tu oggi, dopo aver letto questo post, ti renda conto di non aver mai concepito un progetto fotografico. Niente paura: concepisci! [ ne hai facoltà]
Cos’è un progetto? Cosa lo distingue da un sogno?
Perché di sogni, ne sono abbastanza certa, ne hai un bel po’: no, quelli non valgono. Non sono progetti. O ( qui sta il bello) non ancora.
Un progetto (evviva evviva) nasce da un sogno. E qui mi verrebbe da invitarti a sognare, tanto, di più, a prendere nota di quel che sogni, sia che tu lo faccia dormendo sia che tu sia sveglio mentre sogni. Un sogno, dicevo.
Pensa quale sogno deve aver fatto Kurt Moser, il fotografo altoatesino che trasformerà un camion militare russo (sogno nel sogno, quello di trasformare una macchina da guerra in uno strumento di pace) in un enorme macchina fotografica, per imbarcarsi in una impresa così grande (ah, potresti addirittura contribuire al suo sogno)! Vuole, pensa un po’, catturare la luce delle sue montagne, per onorarle e per soddisfare un bisogno esagerato di realizzazione. Lo so, la parola “esagerato” fa pensare ad accezioni negative, per lo più, ma in questo caso la intendo positivissima. Realizzazione è una parola bellissima. Portare a realtà. Chi meglio di un fotografo?
Un progetto, dunque, partendo da un sogno, organizza le idee, dando loro tempi certi di realizzazione e si sottopone a verifica. Se queste condizioni vengono soddisfatte, allora sì che stiamo parlando di un progetto. Se no è fuffa. E, a parer mio, un sogno nel cassetto che vuole diventare progetto ce la fa. Ci vuole impegno, bisogna schiacciarsi le dita nel cassetto più volte, bisogna alzare il culetto dalla sedia e pensare azione, e poi ce la fa. Bisogna addirittura rischiare l’affetto dei propri cari che potrebbero non capire (o non accettare) la dedizione specifica ma niente paura: la dedizione ad una passione che si trasformi in qualcosa di condivisibile come il risultato di un progetto (fotografico, in questo caso, ma vale per tutto), verrà capita meglio della passione per sogni che restano nei cassetti, che ci fanno imbabolare spesso, lo stesso, portandoci via dal mondo e dall’affetto dei suddetti cari, per ore intere. Quindi stiamo parlando di un “rischiare” sicuro (o quasi).
Ti ho convinto?
Hai concepito il tuo progetto? Ne hai uno che fatica ad evolvere dallo stato di sogno a quello di progetto realizzabile?
Parliamone. Vieni a parlarne al Caffè Fotografico che ha riaperto i suoi spazi espositivi alle nuove mostre.