La macrofotografia gode di svariate definizioni, ragione per cui qui non ne daremo alcuna. Grosso modo se sei qui lo sai già cos’è.
Diciamo che è quando fotografi da molto vicino cose piccole? Più o meno.
Se sei qui, oh caro lettore, sai anche che qui di cose tecniche non ne parliamo troppo. Anzi quasi per niente. Anzi, togli il quasi.
Perché, allora, un post sulla macrofotografia se non ne vogliamo parlare tecnicamente?
Perché le misure non contano, perché oltre la tecnica c’è tutto il resto, ovvio!
Perché ciò su cui vale davvero la pena di soffermarsi, sono i particolari. Di tutto, di qualsiasi cosa.
Senza andare tanto lontano: resta su di te. I tuoi occhi vedono il tuo stesso corpo, ricco di infiniti minuscoli unici particolari, ritrarre i quali, oltre a essere una possibile sfida tecnica, potrebbe rivelarti bellezza là dove non pensavi ce ne potesse essere.
Rivolgi lo sguardo a te stesso. Davanti ad uno specchio. Guarda i tuoi occhi per esempio.
Ora, se sei messo come me in fatto di vista, forse dovrai chiedere un aiutino da casa, che gli occhi nel particolare fai fatica a guardarteli, ma trova il modo.
Le iridi sono mondi infiniti di colore e, per chi le sa vedere, di cicatrici che raccontano cosa ci è accaduto. Cerca quindi altri occhi, altre iridi, altre cicatrici e altre infinite gioie.
Forse ricorderai l’affascinante progetto “Your beautiful eyes” realizzato qualche anno fa da Suren Mavleyan dove tante iridi apparivano come crateri di pianeti sconosciuti. Ecco, parlando ancora di esempi, prendi ispirazione da quel progetto e fotografa in macro gli occhi di chi ami (se accetta di farsi guardare così tanto dentro).
Così come non è importante quanto ce l’hai lungo, l’obbiettivo, mentre è di fondamentale importanza il come lo usi. Dammi retta, le dimensioni sono un pretesto, spesso un alibi. Come la distanza che ti divide dal tuo soggetto ideale, o dal tuo amore (che a volte corrispondono). Guardare bene, da vicino, con occhi giusti, capaci di stupirci ancora, è la vera sfida.
Hai mai guardato un’arancia? La buccia è costituita da micro-vescicole colme di olio essenziale; se ne guardi in sezione un pezzo, ti stupirai: è incredibilmente bella! E le vescicole che ne costituiscono la polpa? Accostate le une alle altre come muscoli, traslucide e piene di colori cangianti ti cattureranno in un gioco ipnotico. Perché ritrarre tutto questo? Non è che ci sia una risposta. Non una sola, almeno. Ritrarre l’infinitamente piccolo ci può regalare gran belle sorprese.
Cambiare punto di vista, ogni tanto (anche ogni spesso) allena l’elasticità della nostra mente e ci allarga l’anima (o quella cosa che analogamente venga intesa come il nostro “di dentro”) rendendoci assai più belli, perché capaci di riflettere la bellezza che vediamo.
Con gli infiniti piccoli particolari di cui è costituito il tutto avrai di che sbizzarrirti, se solo lo vorrai. Gioca a cercarne di strani collezionane le immagini e dopo, se vuoi parlacene.
Buona ricerca!