Caro fotografo, vieni a me: oggi affrontiamo gli spinosi temi della privacy e del diritto all’immagine.
Argomenti non così difficili da comprendere eppure sconosciuti o bellamente sottovalutati dai più.
Mettiamola così: se almeno una volta hai fotografato una manifestazione pubblica, se hai mai ritratto qualcuno che non te lo aveva chiesto, se sei apparso qualche volta nelle fotografie che qualcuno ha pubblicato da qualche parte, bene, è la volta buona che ti fermi almeno cinque minuti a chiarirti un po’ le idee su quali tutele dell’individuo e della società si prefigge la normativa vigente.
Partiamo dalla base, quella che dobbiamo immaginare come l’ABC dell’intera faccenda:
- l’immagine di una persona è cosa privata
- esistono dati personali sui quali solo il diretto interessato ha pieno diritto
- il buon senso è indispensabile nella vita, in generale
Dati per assunti questi basilari 3 punti, bisogna poi precisare che esiste un garante per la privacy il cui compito principale è la tutela della privacy di ciascuno di noi e al quale ci si può infine rivolgere qualora il nostro diritto specifico sia stato violato.
Da fotografo ti interessa di più ciò che un soggetto fotografato potrebbe legalmente infliggerti se ritenesse violati da te i suoi diritti a riguardo? Sbagli. La maggiore preoccupazione dovrebbe venirti da te stesso e dalla eventuale tua violazione del diritto altrui. Insomma, prima delle sanzioni dovresti occuparti della tutela del diritto.
Detto anche questo possiamo entrare un po’ più nel particolare.
L’articolo 10 del Codice Civile dice testualmente:
Qualora l’immagine di una persona o dei genitori, del coniuge o dei figli sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi in cui l’esposizione o la pubblicazione è dalla legge consentita, ovvero con pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona stessa o dei detti congiunti, l’autorità giudiziaria, su richiesta dell’interessato, può disporre che cessi l’abuso, salvo il risarcimento dei danni.
E quando è che è consentita, secondo la legge, l’esposizione o pubblicazione di una immagine di una persona?
a) Quando la persona ritratta o chi ne fa le veci ne consente l’uso (eppure qualsiasi contratto sull’utilizzo di una data immagine personale può essere rescisso unilateralmente dall’interessato, in ogni momento e con effetto di cessazione immediato).
b) Quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà della persona, dall’ufficio pubblico ricoperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico e purché l’esposizione non rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona. (cit. Treccani)
CHIARO?
Scherzare a pubblicare, magari su un social network (nuovo sport nazionale), le immagini dell’amica ubriaca col trucco sfatto o del vicino che esce in mutande a ritirare la posta dalla cassetta delle lettere, oltre ad essere di gusto discutibile, è anche punibile per legge.
Eppure ciò che maggiormente ci preme dire dalle pagine di questo blog, sperando davvero di arrivare al tuo cuore, amico fotografo, è che il punto 3 del primo elenco in questo post è proprio la base del vivere. Se hai pubblicato qualcosa che ne viola il senso, fai ammenda, ripercorri i tuoi passi e pulisci dove hai sporcato. Purtroppo non sempre spariscono le tracce del misfatto e in quei casi esiste una parola piccola piccola, con buone capacità “cancellatorie” quando viene rivolta a chi ha subito un torto, è “scusa”.
Utilizzare anche:
Perdonami – non ero in me – ho avuto un orgasmo da tastiera – mi è presa la fregola di pubblicare pensando di farmi bello alle tue spalle – ho sottovalutato il dolore che ti avrei inflitto. Ecc.
Hai capito il senso, vero?
Quindi: la prossima volta che ritrai qualcuno, pensa proprio a quella persona. Rubare immagini a volte è necessario. Ne parleremo ancora ma ci sono casi in cui ci è urgente realizzare quello scatto lì e nessun altro. Ma prima di pubblicarlo, passiamo a rassegna il nostro codice deontologico.
Perché noi abbiamo un codice deontologico, vero? (Si riassume bene nel già citato punto 3 del primo elenco di questo post).
Ah, se ti senti personalmente chiamato in causa dal contenuto di questo post, sappi che era proprio rivolto a te*.
*te con una immagine, un nome e un cognome a me ignoti eppure se tu sai di essere tu, allora sei proprio tu, fidati.
(m. p.)
Ultimamente il concetto di privacy e’ un po’ sconosciuto a molti, a me non interessa il discorso se pubblicare una foto scattata in pubblico o meno.
Mi spiego meglio.
E’ vero che ognuno di noi dovrebbe avere buonsenso e decidere se alla persona fotografata piace o meno essere pubblicata, ma questo e’ un tema molto dispersivo perche’ oggigiorno esiste un senso di vanita’ che va oltre l’immaginario, (mi hai fatto la foto e perche’ non me l’hai pubblicata?) .
A me interessa un altro tipo di tutela.
Ultimamente mi chiedo sempre se quella persona che sto fotografando la conosco o meno. Se posso raccontare di lei o sto fotografando solo per avere un ricordo. Questo perche’ perche’ mi rendo conto che anche questa e’ una violazione della privacy, per me, perche’ entro nel suo mondo e chi sono io per raccontarlo cosi’ in modo superficiale?
P.S. forse non rientra al cento per cento nel tema, ma posso dire che oggi la legge sulla privacy non aiuta nessuno e tutti siamo bersagli di tutto, cellulari, telecamere di sorveglianza, videsorveglianza privata. Su questi ultimi punti cosa abbiamo firmato noi per essere ripresi da queste telecamere????
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Grazie Luca per il tuo commento. In realtà la legge sulla privacy ci tutela proprio dall’uso improprio delle nostre immagini esattamente perché veniamo fotografati e ripresi in ogni momento anche a nostra insaputa. La violazione della privacy di una persona nel momento in cui la fotografiamo è, invece, il vero argomento (nelle intenzioni di questo post). Ancora più nello specifico volevamo qui sottolineare la disinvoltura con cui le fotografie vengono infine pubblicate e invitare, perciò, ad una maggiore cautela/tutela.
m. p.
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Per quel che mi riguarda è una porta (portone o cancello renderebbe meglio) aperta.
Ormai tutti siamo fotografi abusivi, la foto più bella è quella rubata, toccherebbe riflettere, come evidenziato nel post del blog, se fossimo noi “vittime” di questo abuso.
I social che stanno diventando sempre più Asocial hanno letteralmente rimbambito tutti.
Come ho sottolineato la nostra privacy è violata ripetutamente ad ogni angolo.
Supermercati, bar, parchi pubblici, piazze, locali di ogni genere, hanno sempre una nostra immagine e a questo punto che fine ha fatto la privacy?
Il fotografare di nascosto, che di fotografico non ha nulla, diventa un paracadute per avere l’effetto BELLO e inaspettato in uno scatto.
C’è da riflettere sicuramente, ma ormai la privacy la tutela solo chi è sano di mente e ha una coscienza ed evita di postare sui social per avere pseudo consensi…
Alla prossima.
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