Scatto?
(una lacrima riga la polvere del volto)
Scatto ora?
(lei si è voltata per pudore)
E adesso, prima che se ne vada il sole?
(un telo di plastica a coprire la miseria)
Hey, o scatto o che ci sono venuto a fare?
Ecco cosa ci sei venuto a fare: forse attiene alla pietà e non alla fotografia. Questa volta.
In un post precedente ti parlavamo di soggetti insoliti per ritratti. In questo, invece, di cosa non fotografare. O meglio, di quando è meglio non scattare affatto.
Un reportage, per quanto crudo ed essenziale voglia essere, deve sempre lasciare spazio alla pietà. “Almeno non danneggiare” dovrebbe essere dura legge per tutti, reporter inclusi. E una foto, se scattata inopportunamente, può fare male come un pugno e chi vi è ritratto potrebbe avvertirla come un furto.
Senza entrare nel dettaglio, avrai chiaro di cosa stiamo parlando. Ce l’hai negli occhi l’immagine che non avresti mai voluto vedere e che sarebbe stato assai meglio non venisse proprio scattata.
Perché alcune cose, certe situazioni, stati d’animo, vanno lasciati in pace. Non è scritto da nessuna parte che si debba scattare per forza. Nemmeno quando era già tutto organizzato. Ci sono momenti del CLICK e momenti dello STOP. Saperli distinguere è di fondamentale importanza.
E lo è sempre stato. Non regge, infatti, la scusa del “tanto non la stampo”. Non valeva quando si andava a rullino, non vale oggi che si va a pixels.
Lo hai capito, perché ci stai leggendo e lo abbiamo detto già altre volte: i tempi giusti non sono solo quelli dell’esposizione, sono quelli del cuore. Se lui sa, le mani poi sapranno e quella foto non la scatterai.