In uno dei primi post di questo blog parlavamo di immagini primarie e di come degli occhi cuccioli riconoscano il tondo come luogo di conforto. La forma madre.
Tornando ai primordi, un cucciolo riconosce e cerca altrettanto il ritmo cardiaco. Lo ha inteso bene durante la sua vita uterina. Il ritmo lo ha cullato, vegliato, rassicurato e svegliato. Il respiro è ritmo. Il latte, nei mammiferi, fuoriesce a fiotti ritmici, la suzione è ritmica. Progredendo poi, il passo è ritmato. E, ancora, ritmata è poi la copula.
Il ritmo ci appartiene come la luce.
Nelle immagini che ci catturano (e questo è il punto) è il ritmo, la composizione a rapirci. L’alternanza di luci e ombre, il susseguirsi delle figure, dei piani.
A volte è perfino il ritmo vero e immaginario di una figura che si sposta a dirci tutto di un ritratto.
Coltivare e allenare la percezione del ritmo, dei ritmi della vita può fare di noi o dei buoni danzatori o, magari, dei buoni fotografi. E se danzassimo mentre fotografiamo? Perché no?

La grande danzatrice Sylvie Guillem ha coltivato il proprio ritmo e la propria passione per la fotografia tanto da concepire degli autoscatti nei quali si riprende danzante. Naturalmente non è stata solo una questione acrobatica e di danza, la sua.
Guardate questa famosissima immagine. Il ritmo della composizione è evidente.
Non è necessario arrivare a tanto, naturalmente. Ma così come, se sappiamo scrivere l’alfabeto, sappiamo pure disegnare, se sappiamo muovere i passi di un cammino minimo sappiamo danzare. Nulla, in conclusione, può impedirci di sentire il ritmo e di esprimerlo anche in fotografia.
E tu? Quale ritmo senti dentro? Come lo esprimi in fotografia?
Penso che la composizione in fotografia sia molto simile al ritmo in musica. Se si dispone di grande ritmo si ha anche un grande senso della composizione.
La composizione è un’eredità classica. Cioè, come le cose si collocano nell’ambiente, il loro posto e la loro grandezza, le relazioni tra gli oggetti e le persone, tra il fotografo e il suo soggetto, questi sono tutti elementi di un sentire classico.
(Rodney Smith)
(m.p.)