A naso in su

Vivere a naso in su è un buon modo di vivere. Certo aumentano le possibilità di sbatterlo, il naso, contro un palo ma che importa?

Da fotografi la questione non dovrebbe lasciarci indifferenti (soprattutto quella di sbattere il naso, se sbattiamo mentre guardiamo il mondo attraverso un obiettivo, la cui riparazione potrebbe dolerci assai più che il setto nasale) e comunque da esseri pensanti la faccenda dovrebbe proprio premerci.

Davvero non ci hai mai provato? Ok. Esercizio: esci in strada e percorri almeno 300 metri a naso in su e poi torna qui e racconta cosa hai provato.

Intanto che tu sei fuori a meravigliarti del mondo “alto”, io qui vado avanti con il post.

Succede, dicevo, che si ignori la parte superiore dei luoghi che si frequentano ed è un vero peccato!

Le finestre chiuse (o aperte) rivelano mondi affascinanti; gli incroci dei fili elettrici e delle linee dei tram possono suonare spartiti immaginari; le prospettive dal basso, poi, danno dimensione al nostro vagare mentre ci scopriamo finalmente piccoli e fragili (da piccoli e fragili possiamo di nuovo scoprire e crescere, anziché solamente invecchiare).

Guardare le chiome degli alberi stando attaccati al loro tronco, in basso, con la prospettiva di uno scoiattolo, ancora, può regalarci forti emozioni.

No, nessuna sostanza psicotropa, non ne abbiamo bisogno. Per fare un pieno di immagini/emozioni ci basta uscire di casa e guardare in su.

Ecco, per esempio, il nido di rondini sotto quel tetto, tra poche settimane si ripopolerà e se non guardi in su ti perderai il nuovo via vai e le guerre di ali nere e pance bianche.

Insomma, se non per nuove fantastiche fotografie, almeno per la tua personale lotta preventiva all’invecchiamento (te lo stiamo dicendo in tutte le salse!), esci e, d’ora in poi, guarda in su.

Hai visto mai, potrebbe capitarti di captare il volo di un angelo o di un UFO, sai che foto?

 

 

Boston-1

 

 

 

(m. p.)

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